Prosegue la nostra rubrica L’avvocato risponde sulle nostre pagine. Vi ricordiamo che potete scrivere alla nostra redazione mandando una e-mail all’indirizzo redazione@sangavinomonreale.net
per porre le vostre domande al nostro avvocato.Ecco l’ultima domanda rivolta al nostro avvocato.
Avvocato, costituisce reato obbligare un figlio, con la forza, a chiedere scusa per qualche comportamento ritenuto sbagliato dai genitori?
L’educazione dei figli è stata, da sempre, un tema sul quale si è molto discusso e scritto; in particolare è interessante parlare dei rapporti tra libertà personale e cosiddetto ius corrigendi spettante ai genitori: ciò in quanto vi sono dei delicati equilibri appunto tra i due, che devono essere rispettati al fine di non cadere nella sfera dei comportamenti non consentiti, magari aventi profili penalistici.
Recentemente la Suprema Corte si è occupata di questo importante tema, nella Sentenza 42962/2012, emanando la quale ha confermato la decisione della Corte di Appello di Bari del 20 aprile 2011, e ha stabilito il principio per il quale commette reato di violenza privata il genitore che, con la forza, pretende che la figlia minore lo segua a casa dei nonni al fine di scusarsi per dei comportamenti insolenti precedentemente tenuti con loro. Con tale sentenza la Suprema Corte ha confermato la condanna, sia penale che al risarcimento dei danni morali, a carico di un padre che aveva trascinato la per dei metri la figlia, minore di età, al fine di farle porgere le proprie scuse al nonno, col quale, prima, si era comportata non nel migliore dei modi.
Ad avviso della Suprema Corte infatti, “quali che fossero le finalità educative perseguite dall’uomo, il diritto genitoriale non poteva estendersi fino all’uso gratuito della violenza”. “La costrizione fisica nei confronti della minore, obbligata con la forza a seguire il padre presso l’abitazione dei nonni paterni, e a tal fine letteralmente trascinata per parecchi metri, è eccedente i limiti della causa di giustificazione”.
A parere della Suprema Corte, nel comportamento del genitore è ravvisabile “l’illiceità delle modalità violente, ed esageratamente coercitive, con cui l’azione sulla minore era stata condotta”: quindi in favore del padre non veniva riconosciuta l’operatività dello ius corrigendi, che la sua difesa nel giudizio aveva invocato.
Specificano inoltre i Supremi Giudici che, l’avere avuto il padre la “potestà genitoriale” insieme alla madre (nel caso specifico “dopo la separazione, sulla figlia, è del tutto ininfluente”. Quindi, questa Pronuncia della Suprema Corte, deve essere da monito ai genitori, sui comportamenti da tenere con i figli, pur in presenza di comportamenti non proprio “eleganti” di questi ultimi: pena una possibile condanna per violenza privata nonché al risarcimento dei danni.
Fabio Marrocu