È un rincorrersi di luci e ombre il bilancio della sanità in Sardegna. O meglio, a ben guardare, per alcuni esiti spesso le zone d’ombra oscurano le ottime performance che alcune strutture sono riuscite a conquistare.
Il primato sfavorevole sul fronte degli infarti va alla Sardegna, esattamente all’ospedale civile di Sassari, che fa registrare un dato di mortalità doppio rispetto alla media nazionale. Sempre alla Sardegna va la maglia nera della struttura con il peggior esito sul fronte della mortalità per ictus: al Nostra Signora di Bonaria a San Gavino Monreale il tasso di mortalità è di quasi tre volte superiore a quello della media italiana
.Tuttavia la sanità dell’isola si riscatta per le ottime performance relative al numero di infarti trattati con Ptca entro le 48 ore: l’azienda ospedaliera Brotzu di Cagliari raddoppia favorevolmente il dato medio italiano. Ed anche sulla proporzione di colecistectomie laparoscopiche con una degenza entro 4 giorni, la Sardegna vanta strutture con esiti più che favorevoli, come quelle del Presidio ospedaliero S. Martino di Oristano, solo per citarne una.
Ma è soprattutto quando si parla di fratture al collo del femore trattate entro le 48 ore che la Sardegna mostra le sue contraddizioni: al presidio ospedaliero Nostra Signora di Bonaria a San Gavino Monreale entrano in camera operatoria nei tempi previsti otto pazienti su dieci. Ma all’ospedale civile di Sassari appena un paziente su cento va sotto i ferri entro le 48 ore dal suo ricovero.
Fonte: Luciano Fassari ed Ester Maragò, quotidianosanita.it