Nelle scorse settimane abbiamo letto con curiosità gli sviluppi della polemica, portata avanti da alcuni consiglieri comunali sangavinesi, riguardo alla nuova regolamentazione degli orari di ingresso negli uffici del municipio per i consiglieri comunali, comunicata dal sindaco Cruccu con una lettera a loro indirizzata. Secondo le nuove norme, i consiglieri potranno accedere agli uffici solo negli orari dedicati al pubblico, come i comuni cittadini, e in altri due giorni.
Da una parte troviamo i contrari ad un provvedimento che “pregiudica la possibilità di esercitare le funzioni legate al mandato” anche perché “lo statuto del Comune del 2006 non prevede nessuna limitazione alle attività dei consiglieri comunali”. Dall’altra i favorevoli ad un sistema che “migliora la qualità del lavoro negli uffici”, liberi degli oneri di assistenza ai consiglieri a tempo pieno, fermo restando che resta la libertà, mediante richiesta scritta, di avere appuntamenti in orari diversi da quelli stabiliti. Raccontata così, sembrerebbe che ci siano solo svantaggi in una scelta così impopolare.
Ma mettendo da parte le frasi forti e da campagna elettorale anticipata come “democrazia limitata”, analizziamo la questione con la dovuta onestà intellettuale. Se tutti gli atti vengono inviati via e-mail agli assessori e ai capigruppo in consiglio comunale, e se gli stessi vengono resi disponibili online sul sito internet del Comune, si può davvero parlare di “scelta antidemocratica” o di ”limitazioni di libertà al mandato dei consiglieri”?
C’è davvero la necessità di accedere senza limitazioni di orario agli uffici interni, impegnando gli impiegati, che potrebbero usare quel tempo per sbrigare altre pratiche utili alla cittadinanza? E se alla luce di questi dati non c’è un danno, impedimento o rallentamento al lavoro dei consiglieri, perché tutte queste polemiche per un provvedimento che porta risparmio per tutta la comunità? Addirittura sembra che sia stato inoltrato un ricorso al Prefetto e un altro all’Assessorato Regionale agli Enti Locali. La domanda sorge spontanea: chi pagherà i costi di tutti questi ricorsi?
Fonte: Simone Usai, Comprendo