I sardi scendono in campo da soli e cambiano la politica sarda: abbattono i privilegi, cancellano gli enti inutili, si riprendono le redini delle decisioni. Il raggiungimento del quorum di questa notte, arrivato all’ultimo momento, trasforma questa domenica in una giornata che passerà alla storia dell’Isola.
Oggi sapremo i risultati finali, ma c’è aria di grande sconfitta per i conservatori: a cominciare da Michele Piras, segretario regionale di Sel, che si era battuto per salvare le Province-carrozzone che portano via tantissimi soldi in tempi di crisi, e aveva annunciato il voto contrario anche alla riduzione dei consiglieri regionali. Se vincerà il sì, spariranno le quattro Province del Sulcis, della Gallura, dell’Ogliastra, del Medio Campidano. Sparirà quella barzelletta delle otto province in una regione che ha “appena” un milione e mezzo di abitanti. E perderà chi voleva difendere le poltrone e gli assessorati, come quelle conquistate di recente anche dai nuovi partiti.
Ma è importante soprattutto un dato: che i sardi hanno deciso di decidere. Questa è la vittoria dell’antipolitica: i partiti sono stati spazzati via dal raggiungimento del quorum.
Perde anche la sinistra più critica, quella che verso le 19 su Facebook lanciava messaggi di esultanza, quando si spargeva la voce che non ci sarebbe stato il quorum. Ma non vince affatto il centrodestra di Cappellacci, che ha cavalcato questi referendum per cercare a sua volta di smarcarsi dai partiti, come se a incoronarlo non fosse stato tre anni e mezzo fa Silvio Berlusconi in persona.
Il risultato di oggi dice che destra e sinistra, in Sardegna e in tutta Italia, sono ormai la stessa cosa perchè hanno perso il contatto con i loro elettori, con i cittadini. Hanno perso i partiti che hanno provato a politicizzare peresini questo referendum attribuendo paternità al povero Fantola che sinceramente non può neppure avere.
Vince invece lo scontento, la rabbia di chi sogna di mandare a casa almeno 30 di quegli 80 consiglieri regionali che si guadagnano quasi 20mila euro al mese. E anche chi aspira a entrare in quelle poltrone alle regionali del 2014. Vincono idealmente tutti i cassintegrati, i disoccupati, coloro a cui i politici sardi hanno ormai tolto ogni speranza. Un trionfo della democrazia che nasce dal basso: non dimentichiamoci che proprio la Regione di Cappellacci aveva impedito l’election day tra referendum e amministrative, che invece avrebbe portato al raggiungimento certo del quorum.
La campagna elettorale è stata costruita senza le forze politiche, con pochissimi mezzi economici, ma con grandissima volontà popolare. per questo il risultato rappresenta da subito anche un precedente importante. La vittoria dei sardi è resa ancora più bella da quelle file ai seggi elettorali tra le 21 e le 22, quando il tam tam sui social network ha spinto a votare anche chi era indeciso.
Aspettiamo i risultati di stamattina; ma se vincerà il sì, saranno in tanti a dover dare le dimissioni. Subito, questa volta. Veleno Parlante Ps. Sempre Michele Piras di Sel su Facebook stanotte commenta: “35,5% e’ una indicazione che ha valore legale ma che esprime comunque una volontà di minoranza. Mi pare che la maggior parte dei sardi non abbia compreso nè condiviso l’iniziativa”. Il giudizio, come sempre, agli elettori. Ecco i veri perdenti del referendum.
Fonte: Casteddu Online