Non si è ancora diradata la nube tossica sprigionata dal gigantesco rogo scoppiato nella discarica a cielo aperto di pneumatici domenica pomeriggio, nelle campagne intorno a San Gavino. Migliaia di copertoni andati in fumo con una colonna nera di petrolio liquefatto ad impestare la zona per un raggio di chilometri e una sessantina gli ettari di boschi e frutteti ridotti in cenere.
“Ce la siamo vista brutta”, ha detto Giancarlo Muscas, titolare dell’azienda di allestimenti speciali Kartel System scampata per miracolo alle fiamme insieme all’impresa di Giovanna Carboni, proprietaria di un allevamento di maiali a breve distanza dalla discarica abusiva di pneumatici.
Difficilissime le operazioni di spegnimento che hanno visto in prima linea vigili del fuoco, forestale, protezione civile e volontari. Un disastro ambientale che minaccia di inquinare anche le falde acquifere circostanti.
Un cimitero abusivo di animali è stato dissepolto ieri dagli escavatori dei vigili del fuoco, sotto i metri di terra impiegata per contenere l’incendio di domenica scorsa nella periferia di San Gavino e la nube tossica che ha generato.
Carcasse di suini e ovini, ossa e poi ancora eternit, camion sventrati, lana di vetro, bidoni con liquame che fuoriesce. Tutto ben occultato sotto almeno sei metri di terra. Una bomba ecologica sepolta da chissà quanto tempo.
Il proprietario dell’area, espatriato da tempo, non è nuovo alle forze dell’ordine. Su di lui infatti pesa già una condanna ed indagini ancora in corso. “Sono anni che denunciamo questa situazione al Comune e alla Asl ma nessuno interviene”, lamentano gli abitanti della zona.
Fonte: Sardegna24