Evasione e lavoro nero dietro i bassi redditi ufficiali Irpef. A Villacidro e Sanluri contestano i dati sul pagamento dell’Irpef che collocano i due capoluoghi in coda alla classifica nazionale del reddito medio dichiarato. La crisi economica è comunque grave.
VILLACIDRO Non sarà il paese di Bengodi ma non è neppure alla canna del gas. Villacidro non si rispecchia nel ritratto tracciato dal Sole 24 Ore che la colloca all’ultimo posto, tra i capoluoghi di provincia, nella classifica nazionale dei redditi medi in base alla contribuzione Irpef. «Crisi a parte, probabilmente ci sono anche sacche di evasione», commenta il sindaco Giovannina Orrù. A suo parere, quei diciassettemila euro medi l’anno non riflettono una realtà fatta, sì di disoccupazione e pensioni sociali, ma anche di gran belle case, auto di grossa cilindrata e un tenore di vita non proprio a livello di sussistenza.
FURBIZIE FISCALI A riprova di questa tesi, il sindaco cita le proteste dei suoi concittadini che mal tollerano le astuzie fiscali. «I redditi mediamente sono bassi ma ogni giorno sento contestazioni sui destinatari degli aiuti comunali. Molti esclusi se la prendono con i beneficiari delle agevolazioni: “Tizio dice di essere disoccupato – raccontano – ma ha il macchinone e lavorano in nero sia lui che la moglie”. Bisogna tener poi conto dell’agricoltura dove il sommerso non manca». Pare di capire che il titolo di capoluogo più povero d’Italia non sia del tutto meritato. «Ciò non toglie – precisa Orrù – che la situazione non è rosea. Ancora non ci siamo ripresi dal crollo della grande industria e le alternative stentano a decollare. Così ci sono giovani costretti a partire in cerca di lavoro, anche se non sono in grado di quantificare il fenomeno».
I DUE VOLTI DI SANLURI Nel gruppo di coda della contribuzione fiscale c’è anche Sanluri, con un imponibile di 18.745 euro. Il che la dice lunga sul benessere su base fiscale del Medio Campidano. Perché, pur terzultimo tra i capoluoghi, Sanluri risulta il Comune più “ricco” della provincia. «Le statistiche vanno interpretate andando oltre i numeri», osserva il sindaco Sandro Collu. «Il nostro ammontare Irpef risente del fatto che tanti abitano qui ma non hanno mai preso la residenza. Pertanto, le tasse le pagano altrove». Sottrazione di gettito dovuto all’alta concentrazione di servizi i cui dipendenti provengono da altri centri. Grande distribuzione, Inps, banche, tribunale, Asl, Ersat, Ispettorato forestale occupano un piccolo esercito di pendolari che vanno e vengono dai paesi vicini oppure stanno a Sanluri ma restano sconosciuti all’anagrafe comunale. La prova viene dall’edilizia. «Negli ultimi anni – dice Collu – sono state costruite milleduecento abitazioni ma i residenti non sono aumentati. Dato che gli appartamenti non sono vuoti, qualcuno ci deve pur abitare. Un’ulteriore conferma l’abbiamo dalla raccolta dei rifiuti. La quantità è troppo alta rispetto alla popolazione». Per rimpinguare le casse municipali, il Comune (cui va l’addizionale Irpef) intende incentivare la crescita dei residenti ufficiali. «Stiamo studiando il problema e presto lo affronteremo». In ogni caso, Collu non ha difficoltà ad ammettere che Sanluri non vive uno dei suoi periodi migliori. «Viviamo prevalentemente di servizi e commercio e avvertiamo il sensibile calo dei consumi». Il che innesca una sorta di effetto a catena restringendo gli anelli del reddito di tutti. «Tant’è – spiega Collu – che il numero delle attività è aumentato ma i fatturati sono calati».
SINDACATI SCETTICI Nella provincia, anche Guspini sale sul podio dei comuni a più alto reddito: terzo posto con 18.166 euro, 428 in meno di San Gavino che si colloca in seconda posizione. Medaglia di bronzo che suscita l’ironia amara del primo cittadino Rossella Pinna. «Se noi stiamo meglio degli altri, mi chiedo come se la passano loro. Qui la situazione è critica, i miei concittadini faticano a tirare avanti, la disoccupazione è altissima soprattutto tra i giovani».
Tempi duri a Guspini e non solo. «Il disagio è ovunque, tutti i settori vanno male. È innegabile una sofferenza economica che gli ammortizzatori sociali attenuano ben poco. Tutto ciò, comunque, non si traduce in una grave povertà diffusa. I dati pubblicati dal Sole non sono pertanto in linea col tenore di vita osservabile», sostiene Edoardo Bizzarro, segretario territoriale della Cisl. La pensa allo stesso modo il suo collega della Cgil, Efisio Lasio. «Sarà pur vero che siamo terra di cassa integrazione e pensioni minime, ma il primato assegnato dal Sole non mi convince. Se si va in giro e si guardano auto e case la situazione non sembra poi così disperata e si capisce che l’evasione non è norma ma neppure rara eccezione. Viceversa non si può dubitare della gravità della crisi che ha portato la disoccupazione al 27 per cento con un picco del 45 tra i giovani. Se si aggiungono i cassaintegrati, la fame di lavoro è veramente tanta».
TURRI PEGGIO DEGLI ALTRI Perfino in uno dei centri peggio messi del Medio Campidano non credono all’imponibile Irpef come metro di misura del disagio. «I disoccupati non ci mancano ma in ogni famiglia qualcuno ha uno stipendio», sottolinea Rita Cao, sindaco di Turri, 447 abitanti, penultimo centro della graduatoria provinciale con 14.564 euro di reddito medio, appena 174 in più del fanalino di coda Las Plassas. «La popolazione cala, i giovani vanno via per studiare o a caccia di una busta paga. Quelli che vogliono restare devono accontentarsi dell’assunzione per un solo mese l’anno nei cantieri comunali. Nulla praticamente, ma non possiamo fare molto. In bilancio destiniamo al lavoro il massimo possibile ma non riusciamo ad andare oltre i 60 o 65 mila euro».
Non è solo questione di Irpef, ma sono tempi duri.