La canzone che apre la rassegna è un brano che dedichiamo (si, un po’ polemicamente, non vogliamo di certo nasconderci) non tanto al nostro paese, quanto ai sangavinesi. Negli ultimi due anni abbiamo osservato gli sviluppi di tante vicende legate a San Gavino, leggendo e riportando tutte le notizie comparse sui quotidiani, sponsorizzando eventi ed iniziative, seguendo diatribe tra persone e associazioni. Qualche volta ne abbiamo preso parte, qualche volta abbiamo fatto da semplici spettatori.
Quello che è emerso in questi due anni è che tutti vorrebbero un paese migliore di quello che abbiamo. Su questo siamo tutti d’accordo, sarebbe folle pensare il contrario. Quello su cui non riusciamo mai ad essere d’accordo è sul “come” migliorarlo. Non si riescono a superare divisioni storiche derivanti da invidie e (vecchi? nuovi? eterni?) rancori, non si riesce a dare una mano tutti insieme a chi lancia una nuova iniziativa, a chi apre un nuovo negozio, a chi ha delle idee innovativo e vorrebbe poter contare su una comunità unita ed entusiasta. Tutti noi, pensando anche solo agli avvenimenti più o meno eclatanti degli ultimi ventiquattro mesi, potremmo trovare degli esempi che calzino a pennello a questo simpatico “quadretto”.
Questo è – a nostro avviso – il nostro più grande limite, che ci porta ad avere dei danni in ogni settore. Da quello economico e commerciale (c’è ancora chi preferisce fare la spesa fuori paese piuttosto che entrare nel negozio di tizio o caio, non accorgendosi che i soldi che escono da San Gavino non rientrano di certo con facilità, innescando un circolo vizioso che porterà il paese alla decadenza), a quello politico (contate i nostri assessori provinciali e regionali, per capire cosa intendiamo dire).
E allora vi lasciamo alla canzone degli Afterhours, un gruppo rock italiano che qualcuno ricorderà per una comparsata a Sanremo 2009 proprio con questo brano.
E dedichiamo a tutti coloro che criticano il nostro paese, che criticano le iniziative dei privati, che criticano l’operato delle persone che lavorano per San Gavino, che criticano le associazioni culturali, che criticano i musicisti sangavinesi, che criticano i commercianti, che criticano gli scrittori e i libri locali, che criticano tutto e tutti senza mai FARE nulla, se non appunto criticare, magari comodamente seduti davanti (o nascosti dietro, fate voi) il monitor di un pc.
Adesso fa’ qualcosa che serva
Che è anche per te se il tuo paese è una merda
Dici sempre le preghiere
Conti fino a dieci e
Preghi ancora che
Non tocchi a te
Decidere
Piangi fermo in tangenziale
Inseguivi una cazzata
Era splendida e dorata
Fresca e avvelenata
Ma il paese sa affondare
Tutto intorno a te ballare
Bestemmiando disprezzare
E riderci un po’ su
E tu vuoi fare qualcosa che serva
E farlo prima che il tuo amore si perda
Non ti accorgi che se lo vuoi tu
Quel che valeva poi non vale più
Se ti han detto resta a casa
Vola basso non scocciare
Se disprezzi puoi comprare
Se vale tutto niente vale
Se non sai più se sei un uomo
Se hai paura di sbagliare
Se hai solo voglia di pensare
Che fra poco è primavera
Adesso fa’ qualcosa che serva
Che è anche per te se il tuo paese è una merda
C’è una strada in mezzo al niente
Piena e vuota della gente
E non porta fino a casa
Se non ci vai tu
Io voglio far qualcosa che serva
Dir la verità è un atto d’amore
Fatto per la nostra rabbia che muore