Fratelli, concittadini, compagni,
è con piacere che scrivo questo primo editoriale per un sito di così illustre fama e caratura. Cercherò di rimanere il più coinciso possibile, e di limitare il linguaggio forbito, così anche i The Made in Indonesia potranno capire questo articolo. Non vogliatene loro, sono bravi ragazzi, ma funti u’ pagheddeddu cozziasa, per questo fanno i musicisti e non gli ingegneri aerospaziali.
Con queste parole non vogliamo incitare gli animi all’odio e alla violenza, anzi vogliamo cercare di riportare la pace laddove prima c’è stata un po’ di polemica (appena accennata, sia chiaro). L’Associazione Culturale Kenemeri (Non ricordo mai dove va l’accento! Ma poi, culturale? Ma se sono tutti comunisti socialisti capelloni – a parte qualcuno che i capelli li ha salutati, senza fare nomi Boldrini D.), dicevo l’Associazione Culturale Kenemeri ha attirato su di sé l’attenzione delle forze oscure sangavinesi.
Un esempio pratico di questo scontro tra titani? Camilla Fois, generale di ferro, ha diramato i numeri dell’evento: «In piazza Melas ieri notte eravamo cinquecento mila!». La questura ribatte «Eravate in venti, compresi i piccioni».
La serata si è svolta in un clima surreale, con le forze dell’ordine impegnate a contenere i fan dei gruppi locali che si esibivano senza protezione e senza transenne. Momenti di tensione tra la polizia e gli squatters accorsi a frotte, capitanati da Lucio e Billy Laden (che pare abbia azzannato un turista di passaggio, ispirando i The Made in Indonesia e portandoli a scrivere il capolavoro Punkabbestia).
Non sono mancate nemmeno le polemiche verso l’organizzazione. «Nemmeno un caddozzone, è una vergogna!» tuona Zagry con imperante accento sardo-romanesco. «Dove sono le burricche?» gli fa eco Abzen, che poi si è consolato urlando sconcerie dal palco e dando sfoggio di una vasta conoscenza di gergo pornografico.
Qualcuno poi si è lamentato dell’assenza di gruppi sangavinesi. Antonio Matzeu risponde secco all’accusa «I The Made in Indonesia sono di San Gavino!». Ai microfoni di “San Gavino Monreale . Net” il giornalista obietta «Ma se Andrea e Stefano Pau sono guspinesi!». Qualcuno dal pubblico tuona «Guspinesi? Ma che vadano a cagare!».
Ci sono volute ore per riportare la calma in Piazza Melas dopo il parapiglia che ne è seguito. Non abbiamo ben capito la dinamica della rissa, possiamo solo dirvi che alla fine della serata siamo tornati a casa con tre copie del libretto “Questa è San Gavino” e un Materasso Eminflex.
Ci teniamo anche a fare una denuncia: chi ha lasciato il piatto di cous-cous in terra?
Sono scattate subito le nostre indagini per capire chi sia il delinquente (occhio, in paese è scattata la caccia agli inquinatori, c’è una taglia su chi lascia immondezza in giro per le strade) che ha abbandonato la sua cena sul muretto di piazza Melas. Le analisi sul DNA non lasciano spazio a dubbi: si tratta di un guspinese. Abbiamo anche dei sospetti, ma per ora vige uno stretto riserbo sulle indagini.
Ma dopo tante critiche, ecco anche una nota positiva: la buonissima birra di marca Brau (conosco il signor Brau di persona, gran brav’uomo) offerta da Boldro alla redazione di questo sito per corromperla e ottenere un articolo che fosse compiacente. Siccome siamo onesti e incorruttibili diciamo che poteva sprecarsi ed offrirci almeno una birra Ichnusa al posto della birra per metadonati.
In ogni caso, tutti i gruppi musicali hanno ringraziato tutto e tutti, a parte San Gavino Monreale . Net (anzi, qualche sabotatore si è pure dimenticato il “Monreale” mentre parlava di questo sito). Sono state sciorinate tutte le associazioni e gruppi che hanno contribuito all’organizzazione e alla pubblicizzazione di questo sito, dalla Pro Loco al bar Mondinu, dal Comune di San gavino all’associazione Pagu Ghana, ma nessuna traccia del sito più cool del Medio Campidano: questa la dice lunga sul peso politico della nostra redazione.
Il momento topico della serata è stata la redenzione del gruppo Kenemeri, che ha rinnegato il socialismo esponendo lo striscione “Craxi, su c**** chi ti ‘ndadi“. Questi, per dimostrare di essere buoni brigatisti vecchio stampo, hanno rapito il buon vecchio Muzedon, accusandolo di aver fatto un compromesso storico tra la “Fabbrica di Nichi” ed il “Circolo Pdl di San Gavino“. Per la cronaca, Muzedon è ancora rinchiuso nel cofano della Punto rossa di Bebbons Saba: sarebbe stato ritrovato dalla Polizia Municipale all’alba, ma avendo visto di chi si trattava hanno deciso di lasciarlo legato e imbavagliato e insabbiare tutto, a scanso di equivoci. Fonti certe dicono che sia ancora lì, incaprettato e in attesa dei soccorsi.
Cavoli, doveva essere un editoriale, ma è diventato un becero articolo di cronaca nera. Mi dimetto dalla carica di editorialista, con effetto immediato e irrevocabile.
Addio, Sangavinesi.
Questo è chiaramente un articolo ironico, con un pizzico di presunzione lo definiremmo satirico. Vuole strappare un sorriso ai lettori che conoscono gli antefatti delle vicende narrate, e speriamo che chi si riconosce in parole e situazioni sappia fare della sana autoironia e ridere con noi. In genere si scrive “ogni riferimento a persone e fatti… bla bla“, noi non lo faremo perché i riferimenti sono tutti voluti e perché chi non ride in compagnia o è un ladro o è una spia.
Se ci chiederete chi ha scritto questo delirio… sappiate che vi diremo il nome a caso di una persona che ci sta antipatica, così andate a picchiare lui al nostro posto. 😛