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venerdì, 15 Novembre 2024
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Remigio Pianu sulle orme di Bruce Lee

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Parteciperà nelle Filippine ai campionati del mondo di arti marziali

Remigio Pianu
Remigio Pianu
Il sogno si è avverato. Remigio Pianu parteciperà al campionato mondiale di kali, l’arte marziale filippina di cui, due mesi fa, si è laureato campione italiano. Il suo è un percorso fisico e simbolico. Fisicamente, perché da San Gavino, dove è nato 28 anni fa, da mamma di Pabillonis e papà di Serramanna, a Varese, dove vive fin da bambino, Remigio si prepara a raggiungere le Filippine, dopo aver fatto tappa a Cornaredo. Simbolicamente, perché il campionato mondiale che si svolgerà a Manila dal 19 al 21 febbraio prossimi è il traguardo (magari intermedio) di un lungo percorso formativo. Oggi Remigio insegna arti marziali nella palestra delle scuole medie “Dante Alighieri”, in via Morselli.

«Mi è sempre piaciuta l’arte marziale», spiega Remigio, che nella vita lavora come magazziniere in Svizzera. «Mi è sempre piaciuto il jeet kune do, l’arte marziale di Bruce Lee, per capirci. Da quella sono passato al kali filippino e ad altre». Proprio nel kali ha ottenuto le maggiori soddisfazioni. Lo scorso 14 novembre, a Cornaredo, in Lombardia, ha partecipato ai campionati nazionali di kali della Wfc Italia, imponendosi nel double stick (doppio bastone), la specialità regina. Una cavalcata esaltante sino alla finale più bella e attesa, contro il suo amico-rivale Vincenzo Amabile.
Ora lo attende la sfida ai maestri filippini, ma con questo risultato ha già ottenuto lo scopo di dare un po’ più di popolarità alla propria arte marziale: «Il kali filippino ha vari stili, a seconda delle isole filippine nelle quali è praticato», spiega Pianu. «In Italia ci sono diverse scuole. Sono sport duri, pesanti, praticati chi ha bisogno di difendersi. Si sa, la delinquenza qui al nord è sempre in aumento. All’estero lo praticano soprattutto i militari». Poi conclude con un aneddoto: «Le teste di cuoio americane sono chiamate così perché indossavano protezioni di pelle dura per evitare di essere uccise a colpi di macete dai guerriglieri filippini, esperti proprio nel kali».

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