Con la deliberazione n. 24/24 del 19 maggio 2009 la Giunta regionale ha emanato le nuove norme di indirizzo per il rilascio delle concessioni demaniali con finalità turistico-ricreative o il rinnovo delle esistenti in favore delle strutture ricettive ed ha avviato la peggiore privatizzazione delle spiagge della Sardegna. Basta che le spiagge siano lunghe almeno 250 metri lineari (vanno considerati anche gli scogli?) e che non si superi il 50 % della lunghezza della spiaggia medesima. Se si tratta di alberghi o villaggi turistici situati fra gli 800 e i 1500 metri dalla battigia marina, avranno 5 metri quadrati di ombra per ciascuna camera. Se sono entro la fascia degli 800 metri dalla battigia marina, avranno ben 7 metri quadrati per ogni camera, se di categoria fino a tre stelle, o, addirittura, 9 metri quadrati d’ombra, se di categoria superiore alle tre stelle. Il tutto fino ad un tratto di 50 metri lineari lungo la battigia, ed il resto in profondità. Ad esso si aggiunge lo spazio per torrette di avvistamento ed altri servizi ed un bonus in più per servizi ludici se si tratta di strutture ricettive con più di 1500 posti letto. La concessione demaniale avrà una durata di sei anni (legge n. 494/1993), anche in assenza del necessario piano di utilizzo dei litorali – P.U.L., mentre attualmente ha una durata di sei mesi, provvisoria, proprio in attesa che i Comuni si dotino del P.U.L.
Insomma, le strutture di lusso e più vicine alla costa saranno favorite, meglio ancora se hanno speculato. Basti pensare a che cosa può accadere in presenza di grandi gruppi immobiliari gestori di complessi turistici: a puro titolo di esempio, il Chia Laguna Resort, recentemente ai fasti della cronaca per le note vicende giudiziarie del suo campo da golf abusivo, è formato dall’Hotel laguna, dall’Hotel Parco Torre Chia, dal Chia Village, dall’Hotel Baia Chia. Ha ben 582 camere di categoria superiore a tre stelle e 80 di categoria tre stelle. Si ritroverà, quindi, beneficiario di 5.798 metri quadrati di concessione demaniale ai quali si sommeranno gli spazi per servizi ludici, torrette d’avvistamento, ecc. In buona sostanza, circa 6 mila metri quadri di concessione, più di mezzo ettaro di spiaggia. E gli altri esercizi ricettivi della zona? Li vogliamo lasciare a secco? Ma quando mai. E chi andrà davvero a verificarne la legittimità? Saranno più di 40 mila ettari di spiagge sarde date in concessione ai vari esercizi ricettivi. E così, i comuni mortali, in primis quei sardi che dovrebbero beneficiare di quel pubblico uso del demanio marittimo e delle spiagge in particolare, rimarranno confinati negli spazi residui, nelle riserve per gli indigeni sulle spiagge.
Le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico chiedono alla Giunta regionale sarda un riesame immediato della disciplina e la revoca della deliberazione n. 24/24 del 19 maggio 2009 per i suoi palesi ed evidenti effetti vessatori nei confronti della Collettività regionale. Farebbe bene, invece, a correggere, migliorare, rendere vincolanti e verificati quegli indirizzi per la gestione delle spiagge (pulizia, mantenimento, ecc.) che finora sono rimasti quasi lettera morta, a giudicare dai mille casi di cafonaggine che vengono continuamente segnalati lungo i litorali isolani.
Fonte: Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico