Spente le luci della ribalta elettorale, si può tornare a parlare a bocce ferme della «Dop» per lo zafferano sardo. Un argomento che il ministro delle Politiche agricole Luca Zaia ha rispolverato, guarda caso, qualche giorno prima delle elezioni regionali e alle quali aveva prontamente replicato il presidente della Provincia del Medio Campidano, Fulvio Tocco. Una risposta che allora non è finita sui giornali, ma che è ancora attuale e immune da strumentalizzazioni elettoralistiche.
Dunque, secondo Fulvio Tocco «il ministro Zaia in campagna elettorale aveva suonato trombe e fanfare per un provvedimento che è dell’Unione europea e che l’intero procedimento a livello ministeriale è di chi lo ha preceduto». Però non è tanto questo che il presidente del Medio Campidano ha inteso puntualizzare, quanto i contenuti delle argomentazioni di Zaia, che aveva parlato di aiuti per il pecorino sardo e del certificato Dop per lo zafferano. «Ci ha fatto piacere che un ministro della Repubblica italiana si sia ricordato dell’oro di San Gavino, Turri e Villanovafranca. Peccato che i sardi non abbiano storicamente un buon ricordo della politica agricola nazionale. Lo si chieda per conferma ad agricoltori e allevatori. L’abbandono delle campagne e della pastorizia è la conseguenza del disinteresse manifestato da Roma nei confronti del nostro settore agropastorale». E infine: «La storia dello zafferano, tanto sbandierata, è frutto di un laborioso lavoro portato avanti dall’assessorato regionale all’Agricoltura e dai tecnci degli enti strumentali regionali, che da tempo lavorano al riconoscimento della Dop. Forse tutto questo il ministro Zaia non lo sapeva».